E’ una malattia causata da un protozoo, che colpisce principalmente il cane, ma che può interessare anche i canidi selvatici, i roditori, meno frequentemente il gatto e l’uomo (è una zoonosi).
La trasmissione del parassita avviene attraverso un ospite vettore: il flebotomo (la trasmissione diretta da animale infetto ad animale sano è abbastanza rara e si può verificare in seguito a trasfusioni di sangue infetto).
Il flebotomo facendo il suo pasto di sangue su un animale malato ingerisce il protozoo, che nell’organismo dell’insetto si moltiplica e si trasforma nella forma infettante; successivamente il flebotomo pungendo un animale sano gli trasmette il parassita.
La leishmaniosi canina è una malattia molto complessa sia per la variabilità delle manifestazioni cliniche, che per la difficoltà della diagnosi e della gestione della terapia.
La gravità e la variabilità delle manifestazioni cliniche dipendono sia dalla patogenicità del parassita che dall’efficacia della risposta immunitaria dell’ospite, infatti una parte degli animali che vengono infettati riescono a controllare o addirittura ad eliminare l’infezione, gli altri invece si ammalano.
Esistono 2 forme di leishmaniosi canina:
· cutanea (la più comune), caratterizzata da mantello opaco, forfora, ispessimento del tartufo, imbiancamento del pelo, unghie lunghe, il tipico aspetto del “cane vecchio”.
· viscerale (un pò meno frequente ma più grave), che colpisce principalmente gli organi interni con conseguenti danni renali, epatici, anemia, problemi di coagulazione, gastrointestinali, ecc.
In entrambi i casi si può avere anche aumento di volume dei linfonodi e dimagrimento.
La diagnosi di positività alla leishmaniosi può essere fatta molto semplicemente e in pochi minuti con un comodo test da eseguire in ambulatorio utilizzando il sangue del cane ma non è sufficiente per decidere se iniziare la terapia perché, come spiegato in precedenza ci sono animali che anche se positivi riescono a superare l’infezione spontaneamente senza ammalarsi.
Quindi la cosa importante non è sapere se il cane è positivo, ma è fare una valutazione generale delle sue condizioni (attraverso la titolazione anticorpale, l’esame citologico del linfonodo, gli esami del sangue e delle urine) che ci dice qual’è la gravità dell’infezione e lo stato di salute dell’animale, tutte informazioni indispensabili per decidere se è necessario intraprendere la terapia e di conseguenza impostare il piano terapeutico più appropriato per il paziente.
Il trattamento solitamente comprende sia dei farmaci specifici per distruggere il parassita o impedirne la moltiplicazione nell’organismo (antimoniali, miltefosine, allopurinolo, ecc. ), sia nei casi più gravi anche una terapia di sostegno e sintomatica per cercare di bloccare il danno causato dall’infezione nell’organismo e accelerare la ripresa. Con la terapia i sintomi dovrebbero migliorare o scomparire del tutto, ma indipendentemente dal protocollo terapeutico utilizzato non si avrà mai la totale e completa guarigione dall’infezione, per questo motivo dopo un periodo di tempo variabile si possono avere delle ricadute.
In Italia non esiste ancora un vaccino efficace per la prevenzione di questa malattia, pertanto gli unici accorgimenti utili che si possono adottare per prevenire la diffusione dell’infezione hanno lo scopo di impedire al flebotomo di pungere il nostro cane (nel periodo estivo usare spray o collari repellenti contro gli insetti e tenere l’animale in un posto riparato con zanzariere soprattutto all’alba e al tramonto, che sono i momenti in cui il flebotomo è più attivo).
Anche se si tratta di una zoonosi, i proprietari di cani affetti da leishmaniosi non devono allarmarsi perché l’uomo rappresenta un ospite occasionale e soprattutto non serve allontanare il cane da casa perché la trasmissione non avviene per contatto diretto ma attraverso l’insetto.
Gruppo di studio sulla LEISHMANIOSI CANINA